FARE FINANZA: INFLAZIONE, TASSI E TAPERING. COSA C'E' DA SAPERE?
Torna la rubrica Fare Finanza curata da Alberto Martini, Responsabile dell'Area Finanza di Banca di Cherasco
Alberto, sempre di più i notiziari finanziari (e non) parlano del rischio inflattivo, perché?
Oggi, seppur con tonalità contrastanti, stiamo assistendo ad una ripresa economica sostenuta dopo la forte battuta di arresto dovuta alla pandemia Covid-19. In parte dovuta al cosiddetto effetto base, ovvero il rimbalzo importante a seguito di un crollo repentino, questa ripresa genera due conseguenze fisiologiche:
- una crescita anomala dei prezzi che si traduce in una perdita di potere di acquisto (inflazione)
- un’aspettativa di rialzo del prezzo del denaro (tassi)
Quale ruolo svolgono le banche centrali?
Le banche centrali sono le protagoniste assolute. Dopo la crisi del 2008 il loro raggio di azione si è di fatto molto allargato, magari perdendo un po' della loro indipendenza, ma sicuramente con un potere maggiore di influenzare il ciclo economico. Per esempio la FED e la BCE, nonostante lo scenario potenzialmente inflattivo, mantengono inalterate le loro politiche espansive, basate oggi principalmente su tassi di interesse a zero e, soprattutto, sul Quantitative Easing (QE), ossia il programma massiccio di acquisto di titoli obbligazionari al fine di immettere nel sistema economico un’ingente liquidità.
Perché si inizia ad ipotizzare il tapering?
Innanzitutto definiamo il tapering come un’azione di rallentamento del summenzionato programma di acquisto titoli da parte delle banche centrali che puntano ad un ritorno graduale alla normale condizione di stimolo monetario. Inoltre, è necessario fare un distinguo tra Europa (BCE) e Stati Uniti (FED). Al momento è solo quest’ultima che ipotizza l’implementazione del tapering già da fine anno. Infatti, le buone prospettive di crescita e l’inflazione largamente al di sopra della soglia fissata pari al 2% incentivano la FED a rimodulare il QE attraverso un tapering progressivo e non invasivo sul ciclo e sui mercati.
Si riferisce alle recenti dichiarazioni del Presidente della FED?
Si, assolutamente. Forse l’ennesimo tentativo, peraltro in parte contraddittorio nei termini, di far digerire all'economia ed ai mercati una necessità difficilmente percorribile, perlomeno nel breve periodo. Varianti pandemiche, segnali contrastanti strutturali e, soprattutto, elevati costi sociali impliciti non consentono una presa di posizione netta.
Le domande sono fondamentalmente tre:
- riuscirà la FED nel suo intento di fine anno?
- Se si, con quale grado di rilevanza?
- Quale potrebbe essere l’eventuale impatto per l’Europa?
Prima ancora dei nostri ragionamenti, ci risponderanno i mercati.
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Considerazioni al 30 agosto 2021